
La lotta ai dinoflagellati nel mio acquario marino
12 Novembre 2018 0 Di Luca LangiuNon sono mai stato un amante della “chimica” nella gestione delle mie vasche. Ho sempre preferito una conduzione semplice che predilige i cambi d’acqua, frequenti ma contenuti, rispetto ad integrazioni selvagge e spesso inconsapevoli.
Ho voluto adottare il medesimo approccio anche alla mia costante lotta ai dinoflagellati, che in assoluta armonia con il loro nome, rappresentano un vero flagello per le nostre vasche.
Alla base del sistema da me utilizzato per non soccombere alla proliferazione incontrollata di queste alghe microscopiche c’è un’idea semplice, ma ancora oggi scarsamente utilizzata.
I dinoflagellati sono alghe e la loro sussistenza è garantita dalla presenza di tutte quelle sostanze che permettono loro di moltiplicarsi. In acquario occorre ricreare le giuste condizione affinché le alghe superiori entrino in competizione con le alghe inferiori. Ed è qui che il filtro ad alghe ci viene in soccorso; un robusto cilindro in acrilico con al suo interno una striscia di led (da 6500° kelvin nel mio caso), per illuminare direttamente le alghe da far sviluppare.

Il mio reattore ad alghe appena sballato realizzato dall’amico Yari Contu
Io personalmente preferisco la Chaetomorpha, ma è possibile caricare il reattore con svariate specie di macro alghe, illuminandola per 12-14 ore con fotoperiodo invertito rispetto alla vasca.

Chaetomorpha – Quest’alga a differenza delle altre non collassa e non si sfalda
Una pompa di carico da circa 1000 lt ora, assicura un costante ricircolo dell’acqua direttamente dalla sumpE' una vasca utilizzata principalmente in un acquario di barriera o in un acquario marino. Si trova sotto, dietro, o (meno frequentemente) su un supporto sopra l'acquario principale e viene usato come filtro, oltre che come punto di appoggio per antiestetiche apparecchiature come schiumatoi di proteine, reattori di calcio e riscaldatori. Il principale vantaggio di avere una sump in un acquario è l'aumento del volume d'acqua nel sistema, rendendolo più stabile e meno soggetto a fluttuazioni di pH e salinità. al nostro filtro, che diventerà man mano anche un fertile ambiente di coltura di organismi zooplanctonici.
I benefici sono stati immediatamente visibili e la diretta correlazione tra crescita della Chaetomorpha e regressione dei dinoflagellati è stata apprezzabile nel giro di pochissime settimane.

Ho conseguito una laurea in Scienze Politiche, ma ho intrapreso la carriera di imprenditore. Le mie più grandi passioni sono l’acquariofilia, la tecnologia e la musica. Adoro scoprire le meraviglie dei reefLa barriera corallina è una formazione tipica dei mari e oceani tropicali, composta da formazioni rocciose sottomarine biogeniche costituite e accresciute dalla sedimentazione degli scheletri calcarei dei coralli, animali polipoidi facenti parte della classe antozoa, phylum Cnidaria. Questo tipo di ambiente è unico in quanto le barriere hanno creato delle isole e delle lagune in mari profondi, modificando sia il fondo sia le coste (ricoperte di sabbia finissima, frutto dell'erosione marina sui coralli e dell'azione di alcuni pesci che si cibano dei polipi). La barriera corallina fa parte di una piattaforma carbonatica, e generalmente ne costituisce la fascia marginale verso mare. Verso terra è spesso (ma non necessariamente) separata dalla costa da lagune poco profonde. e vivo in Sardegna, un paradiso dal quale non potrei mai separarmi.